Il giudice di legittimità, nell'esercizio del sindacato sulla motivazione della sentenza impugnata, non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella effettuata dai giudici di merito, se questa appare logica e coerente con gli elementi di prova acquisiti. La motivazione della sentenza di condanna per i reati di ingiuria e minaccia è adeguata quando si basa su prove univoche e convergenti, come le concordi dichiarazioni testimoniali, che dimostrino la condotta offensiva e minacciosa dell'imputato nei confronti delle parti offese. L'assenza di provocazione da parte della vittima esclude la scusante della provocazione, così come l'utilizzo di espressioni offensive nel comune sentire, come "figlio di puttana", integra il reato di ingiuria. Quando l'imputato è condannato in solido con altro concorrente nel reato, entrambi sono tenuti al risarcimento del danno e al rimborso delle spese di costituzione di parte civile, in applicazione del principio di solidarietà di cui all'art. 1294 c.c. La liquidazione delle spese di parte civile deve avvenire nel rispetto dei limiti tariffari, salvo che non siano specificamente motivate ragioni per il loro superamento.