Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15133 del 19 aprile 2012

ECLI:IT:CASS:2012:15133PEN

Massima

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Il documento contenente false accuse, redatto e consegnato da privati nell'ambito di un procedimento giudiziario, integra il reato di calunnia anche se prodotto dal difensore della parte, poiché l'attribuzione di un reato falso all'autorità giudiziaria lede la reputazione della persona offesa, indipendentemente dalle modalità di presentazione del documento. La responsabilità penale per il reato di calunnia sussiste per entrambi gli autori del documento, in concorso, in quanto la condotta di uno è strumentale all'azione dell'altro, a prescindere dal ruolo di ciascuno nella formazione e trasmissione dell'atto. La fotocopia di un documento, quando sia idonea ad accertare i fatti, ha valore probatorio anche in assenza dell'originale, in applicazione del principio di libertà della prova nel processo penale. L'inammissibilità del ricorso per cassazione preclude la possibilità di far valere l'estinzione del reato per prescrizione, anche se maturata prima della sentenza di appello, qualora non sia stata dedotta né rilevata dal giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. DE AMICIS Gustavo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

2. (OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza in data 29-10-10 della Corte di Appello di Bologna, sezione 3 penale;

Visti gli atti, la sentenza impugnata ed i ricorsi;

Udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. Vincenzo Rotundo;

Udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. Gaeta Piero, che ha concl…

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