Il giudizio di compatibilità paesaggistica deve consistere nell'apprezzamento concreto e puntuale dell'interazione tra un'opera specifica e i valori paesaggistici propri del contesto territoriale di riferimento, senza arrestarsi all'enunciazione di formule generiche e stereotipe, ma esternando analiticamente le ragioni e gli elementi di ravvisato contrasto dell'opera medesima con l'ambiente circostante, tenuto conto delle sue caratteristiche impattanti. Pertanto, il diniego di autorizzazione paesaggistica è legittimo quando l'amministrazione competente, all'esito di un'istruttoria approfondita, rileva che gli interventi abusivi realizzati in area tutelata per legge, come la fascia dei 300 metri dalla battigia e il perimetro di un parco nazionale, hanno alterato incisivamente e negativamente il sito, costituendo elementi detrattori della qualità paesaggistica dei luoghi, in quanto si tratta di una pluralità di manufatti prefabbricati, privi di valore architettonico, la cui distribuzione e organizzazione plano-volumetrica ha compromesso l'integrità del contesto paesaggistico di riferimento.