Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6770 del 13 febbraio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:6770PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la sussistenza del reato di minacce, deve tenere conto del contesto storico e relazionale in cui le presunte espressioni minacciose sono state pronunciate, senza limitarsi a un'interpretazione letterale e astratta delle stesse. Tuttavia, qualora una frase abbia un significato sufficientemente univoco e inequivocabile in ordine all'ingiustizia del male prospettato, il giudice può legittimamente ritenere integrata la fattispecie di minaccia, anche in assenza di riscontri specifici per ogni segmento del racconto della persona offesa, purché la valutazione complessiva della sua credibilità non risulti manifestamente illogica. L'abrogazione del reato di ingiuria comporta l'annullamento senza rinvio della relativa imputazione, mentre la pena per il reato di minacce può essere rideterminata direttamente in sede di legittimità, senza necessità di rinvio al giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto dal difensore di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 19/11/2015 del Giudice di Pace di Isili;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Luca Pistorelli;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Aniello Roberto, che ha concluso per l'annullamento senza rinvio della sentenza relativamente all'imputazione di ingiuria e per il rige…

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