Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26569 del 24 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:26569PEN

Massima

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Il delitto di peculato di cui all'art. 314 c.p. si configura quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, che abbia il possesso o la disponibilità di denaro o altra cosa mobile altrui per ragioni del suo ufficio o servizio, se ne appropri invertendo il titolo del possesso e comportandosi come proprietario del bene. Tuttavia, affinché possa ritenersi integrato l'elemento oggettivo del reato, è necessario che sia provato, oltre ogni ragionevole dubbio, che il bene sia effettivamente entrato nella sfera di esclusivo dominio del soggetto agente, il quale si sia concretamente comportato uti dominus nei confronti dello stesso. Pertanto, la mera violazione delle procedure di reperimento delle dotazioni d'ufficio, in assenza di una prova certa dell'avvenuta appropriazione del bene, non è sufficiente a integrare il delitto di peculato, dovendosi in tal caso escludere la sussistenza del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. BASSI Alessand - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 05/12/2013 della Corte d'appello di Venezia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Alessandra Bassi;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Cedrangolo Oscar, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile;
udito i difensori, Avv.ti (OMISSIS) e (OMISSIS), i quali hanno concluso chiedendo l'accogliment…

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