Il diniego di emersione dal lavoro irregolare nei confronti dello straniero non può essere fondato sulla mera commissione di reati non espressamente ostativi ai sensi dell'art. 5, comma 13, del D.Lgs. n. 109/2012, ma richiede una valutazione concreta e attuale della sua pericolosità sociale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ancorata ad oggettivi elementi di fatto, non essendo sufficiente il mero richiamo della condanna riportata. L'Amministrazione, pertanto, non può limitarsi a un pedissequo richiamo della condanna subita dallo straniero, ma deve effettuare una valutazione individualizzata della sua pericolosità, tenendo conto della natura e della gravità dei reati commessi, del loro collegamento con l'attività lavorativa irregolare, nonché di ogni altro elemento utile a definire il suo profilo di rischio per la sicurezza pubblica. Solo all'esito di tale valutazione, l'Amministrazione potrà legittimamente negare l'emersione dal lavoro irregolare, qualora ritenga che la permanenza dello straniero sul territorio nazionale costituisca un concreto pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica. In assenza di tale valutazione, il diniego di emersione deve essere annullato, fatti salvi i successivi provvedimenti dell'Amministrazione.