La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Il reato di falsità ideologica in atto pubblico (art. 479 c.p.) non è configurabile quando la presunta falsità riguarda una valutazione o interpretazione della normativa di settore da parte del pubblico ufficiale, svincolata da riferimenti a elementi fattuali costituenti il presupposto dell'atto, in quanto tale attività valutativa, pur potendo integrare eventualmente un reato contro la pubblica amministrazione, non integra il delitto di falso ideologico, il quale richiede che l'enunciato falso abbia una funzione informativa in forza della quale possa essere predicato di falsità. Inoltre, il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640-bis c.p.) non è configurabile quando il titolo abilitativo presentato per ottenere gli incentivi pubblici, pur potendo essere illegittimo, non rientra tra i requisiti che il soggetto erogatore (G.S.E.) è tenuto a verificare ai fini dell'erogazione, e quando non risulta provata la sussistenza del dolo specifico richiesto dalla fattispecie.