Il Comune, nell'esercizio delle proprie funzioni di gestione del demanio marittimo, può legittimamente adottare un regolamento che preveda la riserva di una quota percentuale minima di arenile, non inferiore al 20% della superficie complessiva della spiaggia esistente, da destinare a libera e gratuita fruizione pubblica, al fine di garantire l'accessibilità e la fruibilità dell'arenile da parte della collettività, evitando sequenze ininterrotte di aree in concessione. Tale previsione regolamentare, volta a contemperare gli interessi pubblici e privati, non costituisce una illegittima limitazione delle concessioni demaniali marittime, ma rappresenta una scelta discrezionale dell'amministrazione comunale, rientrante nei suoi poteri di programmazione e pianificazione dell'utilizzo del demanio marittimo, purché adeguatamente motivata e rispettosa del principio di proporzionalità. Pertanto, il diniego di proroga di una concessione demaniale marittima, fondata sulla necessità di rispettare la quota minima di arenile libero, è legittimo qualora il Comune abbia adottato un regolamento in tal senso, debitamente motivato e proporzionato, e la concessione in questione non rispetti tale previsione regolamentare. Tuttavia, l'amministrazione comunale è tenuta a valutare, caso per caso, la possibilità di consentire ampliamenti o autorizzazioni suppletive alle concessioni demaniali originariamente rilasciate, ove ciò risulti compatibile con il perseguimento dell'interesse pubblico alla fruibilità dell'arenile e non determini una eccessiva compressione delle prerogative del concessionario. Inoltre, l'adozione di un nuovo regolamento comunale in materia di demanio marittimo, che abroghi e sostituisca integralmente il precedente, determina il venir meno dell'interesse all'impugnazione degli atti adottati sulla base della pregressa disciplina regolamentare, rendendo il ricorso improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse.