Il falso ideologico in atto pubblico, commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, integra il reato di cui all'art. 479 c.p. e non quello di falso in certificato di cui agli artt. 480 e 481 c.p., in quanto il documento redatto dal pubblico ufficiale attesta fatti di cui egli ha avuto diretta conoscenza nell'ambito della sua attività istituzionale, assumendo pertanto un rilievo giuridico esterno alla mera indicazione medica e essendo munito di fede pubblica privilegiata. Pertanto, il giudice competente per il reato di falso ideologico in atto pubblico, in quanto reato più grave, è quello del luogo di consumazione di tale reato, ai sensi dell'art. 16 c.p.p., comma 1, anche in relazione agli altri reati connessi, in applicazione del principio di connessione per il reato più grave. Il giudice non può operare una diversa riqualificazione giuridica del fatto contestato dal pubblico ministero, se non sulla base di una motivata e approfondita analisi degli elementi costitutivi del reato, senza limitarsi a meri riferimenti a presunte "refusi" nell'imputazione.