Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice di legittimità, in sede di ricorso per cassazione, non può riesaminare il merito della valutazione probatoria effettuata dai giudici di merito, ma può solo verificare la logicità e la completezza della motivazione, censurando il ragionamento giudiziale solo quando esso non contenga, in modo plausibile e convincente, un esame completo e coerente delle risultanze processuali. La Corte di cassazione non può quindi sostituire il proprio apprezzamento delle prove a quello dei giudici di merito, salvo che il ragionamento di questi ultimi risulti privo di adeguata giustificazione logica e probatoria. Inoltre, la mancata assunzione di una prova richiesta dalla parte può essere dedotta come motivo di ricorso per cassazione solo in relazione ai mezzi di prova di cui sia stata chiesta l'ammissione a norma dell'art. 495 c.p.p., comma 2, e non anche quando il mezzo di prova sia stato sollecitato attraverso l'invito al giudice di merito ad avvalersi dei poteri discrezionali di integrazione probatoria di cui all'art. 507 c.p.p., essendo in tal caso rimessa al prudente apprezzamento del giudice la decisione di non procedere all'assunzione della prova richiesta.