Il divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici di servizi, forniture e lavori, sancito dall'art. 6, co. 2, della L. 537/1993 e successive modifiche, costituisce un principio generale di diritto, attuativo di un vincolo comunitario discendente direttamente dal Trattato dell'Unione Europea, operante per la generalità dei contratti pubblici, ivi inclusi quelli di concessione di beni pubblici. Tale divieto, volto a garantire il rispetto dei principi di concorrenza e di evidenza pubblica nell'individuazione del contraente della pubblica amministrazione, comporta la nullità delle clausole contrattuali che prevedano il rinnovo tacito, anche qualora il contratto contenga una previsione di proroga del termine di esecuzione già contemplata nel bando di gara. Pertanto, in assenza di una valutazione della pubblica amministrazione, effettuata nei tre mesi antecedenti la scadenza del contratto, circa la sussistenza di ragioni di convenienza e di pubblico interesse per il rinnovo, il contratto si estingue alla originaria prima scadenza, con conseguente obbligo per il gestore di restituire i beni oggetto della convenzione.