Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7126 del 23 febbraio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:7126PEN

Massima

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Il reato associativo si caratterizza per tre elementi fondamentali: a) un vincolo associativo, tendenzialmente permanente o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati; b) una struttura organizzativa idonea a realizzare gli obiettivi criminosi presi di mira; c) l'indeterminatezza del programma criminoso. Peraltro, il discrimen tra il reato associativo e il concorso di persone nel reato continuato risiede nel fatto che in quest'ultimo l'accordo criminoso è occasionale e limitato, essendo diretto soltanto alla commissione di più reati determinati, ispirati da un unico disegno criminoso che li comprende e prevede tutti. Nell'associazione per delinquere invece l'accordo è finalizzato all'attuazione di un più vasto programma, volto alla perpetrazione di una serie indeterminata di delitti, con la permanenza di un vincolo associativo tra i partecipanti, ciascuno dei quali ha la costante consapevolezza di essere un associato, anche indipendentemente dall'effettiva commissione dei singoli reati programmati. Pertanto, affinché un accordo di carattere preventivo possa essere ricondotto esclusivamente nello schema del dolo del reato concorsuale, è necessario che lo stesso sia circoscritto alla realizzazione di uno o anche più reati, ma sempre singolarmente ideati ed eseguiti e che esso si esaurisca dopo che questi siano stati portati a compimento, sia pure a livello di tentativo. Quando invece l'accordo abbia carattere generale e continuativo ed abbia per oggetto l'attuazione di un programma criminoso, esso integra uno degli elementi costitutivi del delitto di associazione per delinquere, il quale può sussistere sia se i singoli delitti genericamente programmati non siano stati commessi, sia se gli stessi siano stati commessi in tutto o in parte, sia, infine, se i delitti commessi siano stati, in tutto o in parte, per tutti o anche per uno solo degli associati, ritenuti unificati dal vincolo della continuazione. Inoltre, in tema di misure cautelari, l'insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari è rilevabile in cassazione solo se si traduca nella violazione di specifiche norme di legge ovvero in mancanze o manifeste illogicità della motivazione, risultante dal testo del provvedimento impugnato, sotto il profilo della congruità e della completezza della valenza sintomatica attribuita alle premesse costituite dagli indizi e dalla coerenza intrinseca delle conseguenze che se ne traggono in ordine alla prognosi di probabilità della colpevolezza dell'indagato. Infine, il pericolo di reiterazione del reato, posto alla base della misura cautelare custodiale, deve essere motivato in modo logico e non contraddittorio, fondando la valutazione sull'attualità del pericolo cautelare.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procura della Repubblica di Brescia;
avverso la ordinanza emessa in data 31 luglio 2015 da parte del Tribunale del Riesame di Brescia di parziale annullamento della ordinanza di custodia cautelare in carcere nell'ambito del procedimento a carico di:
(OMISSIS) ed (OMISSIS) limitatamente alla parte in cui la predetta ordinanza non riconosceva i gravi indizi di colpevolezza anche per il contestato reato di cui all'articolo 416 codice penale;
nonche' sul ricorso presentato dal difensore…

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