Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha affermato che in presenza di una domanda di sanatoria riferita a più opere edilizie realizzate in difformità dal titolo abilitativo, l'amministrazione deve esaminare ciascuna opera nella sua autonomia strutturale e funzionale, senza poter rigettare l'intera istanza sulla base della sola illegittimità di una delle opere. Tuttavia, qualora una delle opere abusive integri una nuova costruzione in violazione della disciplina urbanistica sulle distanze, tale abuso è sufficiente per il rigetto dell'intera domanda di sanatoria, non essendo possibile accordare una sanatoria parziale. Inoltre, l'ampliamento di un manufatto esistente, anche se realizzato senza modifiche della sagoma esterna, deve comunque rispettare i limiti di distanza dal confine di proprietà previsti dalla normativa urbanistica, non potendosi applicare in tal caso la disciplina delle distanze legali tra costruzioni di cui all'art. 873 c.c. Infine, l'opera abusiva consistente nella realizzazione di un nuovo volume, ancorché amovibile e privo di autonomia funzionale, non può essere qualificata come pertinenza e, pertanto, non è suscettibile di essere sanata mediante il pagamento di una sanzione pecuniaria, ma richiede l'applicazione della sanzione ripristinatoria prevista dall'art. 31 del d.P.R. n. 380/2001.