Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esercizio della giurisdizione esclusiva in materia di concessioni di pubblici servizi, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. La distinzione tra appalti e concessioni di pubblici servizi si fonda sulla struttura bilaterale (P.A. - operatore economico) del primo e trilaterale (P.A. - operatore economico - utenti) del secondo. Pertanto, quando il gestore del servizio ritrae la propria remunerazione dalle somme direttamente riscosse dagli utilizzatori, detratto il canone dovuto all'Amministrazione, si è in presenza di una concessione di pubblico servizio, rientrante nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. 2. La clausola contrattuale che attribuisce all'Amministrazione il potere di variare unilateralmente l'estensione delle aree oggetto della concessione, entro il limite del 20%, non è soggetta alla disciplina di cui all'art. 1341, comma 2, c.c. in quanto non diretta a disciplinare una serie indefinita di rapporti, ma solo quello da istituirsi con il concessionario. Tale clausola è pertanto valida ed efficace, rientrando nell'esercizio di un diritto potestativo attribuito all'Amministrazione. 3. Il concessionario non può sospendere o ridurre unilateralmente il pagamento del corrispettivo dovuto all'Amministrazione, neppure in caso di diminuzione delle aree oggetto della concessione, in quanto ciò determinerebbe un'alterazione del sinallagma contrattuale. L'applicazione dell'art. 1460 c.c. (eccezione di inadempimento) è pertanto esclusa, essendo l'Amministrazione legittimata a risolvere il contratto per i mancati pagamenti. 4. La sopravvenuta eccessiva onerosità del contratto, ai sensi dell'art. 1467 c.c., non può essere invocata dal concessionario quando la variazione delle aree oggetto della concessione rientra nell'ambito dello "jus variandi" attribuito all'Amministrazione, in quanto tale evento non costituisce un fatto straordinario ed imprevedibile, ma rientra nell'alea normale del contratto. 5. La previsione contrattuale di un tentativo di composizione amichevole delle controversie mediante un collegio arbitrale non costituisce una condizione di procedibilità per la risoluzione del contratto da parte dell'Amministrazione, essendo tale previsione limitata alle sole controversie insorte al termine del periodo di validità della concessione.