Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La sanzione pecuniaria irrogata dalla pubblica amministrazione per la realizzazione di un immobile in difformità rispetto ai titoli abilitativi è illegittima qualora: 1) La pretesa difformità sia stata già oggetto di un procedimento penale conclusosi con sentenza di assoluzione, che ha escluso l'esistenza dell'abuso contestato, attribuendolo a modifiche apportate da soggetti terzi successivamente all'ultimazione dei lavori. In tali casi, il giudice amministrativo può utilizzare le risultanze del processo penale, sottoponendole a un autonomo vaglio critico, senza essere vincolato dall'interpretazione e dalla valutazione del giudice penale. 2) Le misurazioni effettuate dalla pubblica amministrazione per accertare la maggiore altezza dell'edificio rispetto al progetto approvato risultino incerte e inaffidabili, in particolare quando siano state effettuate in un momento successivo all'ultimazione dei lavori e a modifiche dello stato dei luoghi operate da terzi. In tali ipotesi, le risultanze di misurazioni più precise e attendibili, effettuate dalla parte privata, prevalgono sulle contestazioni dell'amministrazione. 3) L'amministrazione non abbia adeguatamente valutato le deduzioni difensive del privato nel corso del procedimento sanzionatorio, in violazione del principio di partecipazione di cui all'art. 10 della legge n. 241/1990. In tali casi, il provvedimento sanzionatorio risulta privo di adeguata motivazione e di riscontro probatorio certo, e pertanto deve essere annullato dal giudice amministrativo.