Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di cui all'art. 12, commi 3-bis e 3-ter, del D.Lgs. n. 286/1998, sussiste anche in assenza di una stabile e organica partecipazione dell'imputato a un'associazione criminale dedita a tale attività, essendo sufficiente la prova del suo coinvolgimento in un singolo episodio di trasporto di migranti irregolari, senza che rilevi l'eventuale costrizione subita dall'imputato per effetto di minacce o ricatti da parte dell'organizzazione criminale. Infatti, la tesi difensiva dello "stato di necessità" non può essere accolta in assenza di elementi concreti e specifici che ne dimostrino la sussistenza, non bastando la mera allegazione o la ricostruzione alternativa proposta dall'imputato. Inoltre, il diniego delle circostanze attenuanti generiche è legittimo ove il giudice dia conto, anche per relationem, degli elementi di cui all'art. 133 c.p. ritenuti prevalenti, senza necessità di esaminare analiticamente tutti i fattori prospettati dalla difesa. La motivazione della sentenza deve essere logica e coerente, anche laddove assolva l'imputato da un reato e lo condanni per un altro, purché tale diversità di esiti sia adeguatamente giustificata sulla base delle risultanze probatorie.