Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 22232 del 22 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:22232PEN

Massima

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Il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990, si configura quando sussistono i seguenti elementi essenziali: a) l'esistenza di un gruppo, i cui membri siano consapevolmente aggregati per il compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti; b) l'organizzazione di attività personali e di beni economici per il perseguimento del fine illecito comune, con l'assunzione dell'impegno di apportarli anche in futuro per attuare il piano permanente criminoso; c) sotto il profilo soggettivo, l'apporto individuale apprezzabile e non episodico di almeno tre associati, che integri un contributo alla stabilità dell'unione illecita. La prova del vincolo associativo può essere data anche attraverso l'accertamento di "facta concludentia", quali i contatti continui tra gli spacciatori, i frequenti viaggi per il rifornimento della droga, le basi logistiche, le forme di copertura e i beni necessari per le operazioni delittuose, le forme organizzative, sia di tipo gerarchico che mediante divisione dei compiti tra gli associati, la commissione di reati rientranti nel programma criminoso e le loro specifiche modalità esecutive. Ai fini della configurabilità del reato associativo non è necessaria l'esistenza di un'articolata e complessa organizzazione, connotata da una struttura gerarchica con specifici ruoli direttivi e dotata di disponibilità finanziarie e strumentali per un'estesa attività di commercio di stupefacenti, essendo sufficiente anche un'elementare predisposizione di mezzi, pur occasionalmente forniti da taluno degli associati o compartecipi, sempre che gli stessi siano in concreto idonei a realizzare in modo permanente il programma delinquenziale oggetto del vincolo associativo. Il giudice della cautela, nel valutare la sussistenza delle esigenze cautelari, deve verificare che la misura applicata risulti adeguata a fronteggiare le esigenze cautelari che si ravvisano nel caso concreto, secondo il paradigma della gradualità del sacrificio imposto al soggetto sottoposto a restrizione, e che la misura cautelare sia proporzionata all'entità del fatto e alla sanzione che sia stata o si ritiene possa essere irrogata. Il requisito della "concretezza" del pericolo di reiterazione criminosa non si identifica con quello dell'"attualità", ma con quello dell'esistenza di elementi concreti sulla base dei quali è possibile affermare che l'imputato possa commettere delitti della stessa specie di quello per cui si procede. Il titolo di reato di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990 è assistito da una presunzione relativa di adeguatezza della misura intramuraria alla salvaguardia delle esigenze cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PICCIALLI Patrizia - Presidente

Dott. DI SALVO Emanuele - Consigliere

Dott. MONTAGNI Andr - rel. Consigliere

Dott. BRUNO M. - Consigliere

Dott. DAWAN Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 03/08/2018 del TRIB. LIBERTA' di NAPOLI;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ANDREA MONTAGNI;
sentite le conclusioni del PG, Dott. PERELLI SIMONE, che ha chiesto il rigetto del ricorso;
udito il difensore.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Napoli, con l'ordinanza indicata in epigrafe, decidendo sul riesame proposto nell'interesse di (OMISSIS), avverso l'ordinanza emessa in data 16.07.2018 dal G.i.p. del …

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