Il provvedimento di diniego dell'autorizzazione paesaggistica semplificata è illegittimo se adottato oltre il termine perentorio previsto dalla legge, anche qualora la Soprintendenza abbia richiesto integrazioni documentali, in quanto tale richiesta comporta l'interruzione e non la sospensione del termine per l'espressione del parere, che riprende a decorrere ex novo dalla ricezione della documentazione integrativa. La Soprintendenza, infatti, può richiedere una sola volta l'integrazione documentale, in analogia con quanto previsto per l'amministrazione procedente, e tale richiesta determina l'interruzione del termine perentorio per l'esercizio della funzione consultiva, il cui decorso riprende dalla data di ricezione della documentazione integrativa. Pertanto, il provvedimento di diniego adottato oltre il termine perentorio di venti giorni, computato a partire dalla ricezione della documentazione integrativa, è illegittimo per violazione della disciplina procedimentale dettata dal D.P.R. n. 31/2017, a prescindere dalla fondatezza nel merito delle ragioni che hanno condotto al diniego. La norma, infatti, non ammette deroghe al rispetto del termine perentorio, la cui inosservanza comporta l'illegittimità del provvedimento finale, a tutela dell'interesse del privato a una celere definizione del procedimento e dell'interesse pubblico a una tempestiva adozione del provvedimento. L'interpretazione letterale della legge, in presenza di testi normativi inequivoci, rispetto ai quali non si ravvisino lacune o antinomie della disciplina, da superare in via esegetica, rimane il criterio principale per l'interpretazione giudiziale, non essendo consentito all'interprete sostituire o correggere la voluntas legis.