Il reato di truffa aggravata ai danni dell'INPS, di cui all'art. 640, comma 2, c.p., richiede la prova di artifici e raggiri posti in essere dall'agente al fine di indurre in errore l'ente previdenziale e ottenere indebitamente prestazioni assistenziali non spettanti. Tuttavia, qualora emerga che i lavoratori erano effettivamente alle dipendenze dell'azienda e che non vi sia stata la percezione contemporanea della retribuzione e dell'indennità di disoccupazione, il fatto potrebbe essere più correttamente sussumibile nella fattispecie meno grave dell'omesso versamento di ritenute previdenziali di cui all'art. 2, comma 1-bis, del D.L. n. 463/1983, conv. in L. n. 638/1983. In tali casi, il giudice è tenuto a un approfondito esame delle circostanze di fatto al fine di verificare la configurabilità dell'uno o dell'altro reato, senza poter fondare la propria decisione su affermazioni meramente apodittiche. Inoltre, nell'ambito della valutazione delle esigenze cautelari, il giudice deve tenere conto di eventuali provvedimenti di sostituzione della misura cautelare intervenuti successivamente, verificandone la compatibilità con il nuovo quadro indiziario.