Il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro subordinato non può essere fondato su meri sospetti di falsità documentale, in assenza di una chiara e puntuale indicazione degli specifici addebiti penali mossi all'interessato e delle risultanze degli accertamenti giudiziari che comprovino la falsità dei documenti allegati. L'amministrazione è tenuta a valutare compiutamente tutte le circostanze sopravvenute favorevoli all'interessato, quali la situazione familiare e lavorativa, il possesso di un alloggio e di una residenza certa, nonché a garantire il rispetto del principio di partecipazione procedimentale, prima di adottare un provvedimento di diniego. Il mero riferimento generico a un certificato ritenuto falso, senza fornire adeguata motivazione e riscontri documentali, non consente di effettuare una valutazione completa delle risultanze procedimentali e integra un vizio di motivazione. Inoltre, l'amministrazione deve operare una valutazione concreta sulla effettiva pericolosità dell'interessato per la sicurezza pubblica, in conformità alla Direttiva Comunitaria 2004/38/CE, prima di poter rifiutare il rinnovo del permesso di soggiorno.