La revoca della licenza di vigilanza privata rilasciata a un soggetto può essere legittimamente disposta dall'Autorità amministrativa competente qualora emerga che il titolare della licenza, pur non essendo formalmente il legale rappresentante della società di vigilanza, abbia di fatto assunto poteri di amministrazione e rappresentanza della stessa, risultando così responsabile delle gravi inadempienze di natura fiscale e contributiva della società, che costituiscono il presupposto per l'adozione del provvedimento di revoca. Ciò in quanto, ai sensi dell'art. 2745-bis c.c., le limitazioni ai poteri degli amministratori non sono opponibili ai terzi, salvo che questi non abbiano agito intenzionalmente a danno della società, circostanza che non risulta nel caso di specie. Pertanto, la qualifica formale di mero titolare della licenza non è sufficiente a escludere la responsabilità del soggetto per le gravi inadempienze della società di vigilanza, quando egli abbia di fatto assunto poteri gestori e di rappresentanza della stessa. La revoca della licenza in tali casi non può essere considerata illegittima per violazione del giusto procedimento o per mancata formazione del silenzio-assenso, attesa la rilevanza pubblicistica dell'attività di vigilanza privata e la conseguente inapplicabilità dell'istituto del silenzio-assenso.