Cassazione penale Sez. III sentenza n. 20235 del 22 maggio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:20235PEN

Massima

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La misura cautelare personale può essere legittimamente applicata dal giudice per le indagini preliminari competente per territorio, anche quando il luogo dell'arresto o del fermo sia diverso da quello di commissione del reato, in quanto la competenza funzionale del giudice della convalida non si traduce automaticamente in competenza esclusiva e derogatoria riferita al potere di disporre il provvedimento coercitivo. L'eventuale incompetenza del giudice che ha emesso la misura cautelare non determina l'invalidità derivata di quest'ultima, essendo necessaria una formale dichiarazione di incompetenza affinché la misura perda efficacia, salvo che il giudice competente non provveda a rinnovarla entro venti giorni. In tema di misure cautelari, il pubblico ministero non ha l'obbligo di mettere a disposizione del giudice per le indagini preliminari e del tribunale del riesame tutti gli atti di indagine, ma può utilizzare quelli più rilevanti o riassuntivi, con la conseguenza che il verbale di fermo, quando contenga la esposizione delle indagini svolte, correttamente può essere posto a fondamento dell'ordinanza applicativa della misura. Ai fini della sussistenza del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, è consentito al giudice dedurre la prova dell'esistenza del sodalizio criminoso dalla commissione dei delitti rientranti nel programma comune e dalle loro modalità esecutive, posto che, attraverso di essi, si manifesta in concreto l'operatività dell'associazione. Inoltre, l'appartenenza di un soggetto a un sodalizio criminale può essere ritenuta anche in base alla partecipazione ad un solo reato-fine, laddove il ruolo svolto e le modalità dell'azione siano tali da evidenziare la sussistenza del vincolo associativo. Infine, in tema di misure coercitive, l'attualità e la concretezza delle esigenze cautelari non deve essere confusa con l'attualità e la concretezza delle condotte criminose, sicché il pericolo di reiterazione del reato può essere legittimamente desunto dalle modalità delle condotte contestate, anche se risalenti nel tempo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta da

Dott. ANDREAZZA Gastone - Presidente -

Dott. GENTILI Andrea - Consigliere

Dott. SEMERARO Luca - Consigliere

Dott. NOVIELLO Giuseppe - Relatore -

Dott. ANDRONIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da
Ki.Me. nato il Omissis in T;
avverso la ordinanza del 25/08/2023 del tribunale di Palermo;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dr. ((omissis)) che ha chiesto il rigetto del ricorso;
udite le conclusioni del difensore avv.to Gi.St. che ha insistito per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.Con ordinanza indicata in epigrafe, il tribunale del riesame di Palermo, adito nell&#x…

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