Cassazione penale Sez. II sentenza n. 3676 del 25 gennaio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:3676PEN

Massima

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L'utilizzo del metodo mafioso, ai fini dell'integrazione dell'aggravante prevista dal Decreto Legge n. 152 del 2001, articolo 7 (convertito nella L. n. 203 del 1991), non richiede la prova dell'esistenza di un'associazione di tipo mafioso, essendo sufficiente che la condotta dell'agente, nelle sue modalità operative e nei codici di riconoscimento utilizzati, sia idonea a ingenerare nella vittima la consapevolezza dell'appartenenza dell'agente a tale contesto criminale, esercitando su di essa quella particolare coartazione e intimidazione propria delle organizzazioni mafiose. Pertanto, l'aggravante è configurabile anche in assenza di precedenti rapporti tra l'agente e ambienti mafiosi, purché le modalità della condotta criminosa richiamino alla mente e alla sensibilità della vittima la forza intimidatrice tipica del vincolo associativo mafioso, indipendentemente dalla prova dell'esistenza di un'associazione per delinquere di tipo mafioso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMU Giacomo - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. IMPERIALI Luciano - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. COSCIONI Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 1172/2016 in data 07/08/2016 del Tribunale della Liberta' di PALERMO in funzione di giudice del riesame;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. COSCIONI Giuseppe;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ZACCO Franca che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 7 agosto 2016 il Tri…

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