Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15650 del 14 aprile 2016

ECLI:IT:CASS:2016:15650PEN

Massima

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Il reato di diffamazione non sussiste quando le espressioni utilizzate, pur nella loro rudezza e mancanza di riguardo, non raggiungono il livello minimo di offensività tale da integrare gli estremi del reato, anche in assenza di una formale giustificazione ai sensi dell'art. 51 c.p. (diritto di critica). Infatti, il giudizio sulla reale sussistenza del fatto contestato, e non la mera valutazione di eventuali cause di giustificazione, rientra nelle attribuzioni del giudice di legittimità, il quale deve verificare se le espressioni impiegate, seppur prive di doveroso riguardo, non abbiano superato la soglia minima di offensività richiesta per la configurazione del reato di diffamazione. Pertanto, l'annullamento della sentenza di condanna è dovuto all'insussistenza del fatto, in quanto le espressioni utilizzate, pur nella loro rudezza, non raggiungono il livello di offensività necessario per integrare gli estremi del reato di diffamazione, senza che sia necessario ricorrere all'esimente del diritto di critica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. BRUNO Paolo A - rel. Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del Tribunale di Cagliari del 16 dicembre 2014;
letti gli atti, il ricorso e la sentenza impugnata;
udita la relazione del consigliere Paolo Antonio Bruno;
sentito il Procuratore Generale, in persona del Sostituto Oscar Cedrangolo, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso;
sentito, altresi', l'avv. (OMISSIS), difensore di fiducia dell'imputato, che ne ha chiesto, invece, l'accoglimento.
RITENUTO IN FATTO
1. Con…

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