Cassazione penale Sez. V sentenza n. 16100 del 30 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:16100PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612, comma 2, c.p. si configura quando la condotta intimidatoria, valutata nel suo complesso e tenendo conto di tutte le circostanze oggettive e soggettive, risulti idonea a incutere un fondato timore nella persona offesa, a prescindere dall'effettiva realizzazione del male minacciato. Ai fini della determinazione della gravità della minaccia, non rileva esclusivamente la natura del male prospettato, ma devono essere considerati anche altri elementi, quali il contesto in cui la condotta si inserisce, il rapporto tra l'autore e la vittima, la concreta capacità di nuocere del soggetto agente e la sua effettiva volontà di dare seguito alle minacce. Pertanto, la valutazione della gravità della minaccia non può prescindere da una complessiva disamina delle circostanze del caso concreto, senza limitarsi al solo male prospettato. Inoltre, la pena irrogata deve essere proporzionata alla gravità del fatto, tenendo conto anche della capacità a delinquere dell'imputato e delle altre circostanze soggettive ed oggettive rilevanti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - rel. Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 29/05/2015 del TRIBUNALE di GENOVA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/02/2017, la relazione svolta dal Consigliere GRAZIA LAPALORCIA;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GIUSEPPE CORASANITI per il rigetto del ricorso;
udito per l'imputato l'avv. (OMISSIS) F..
RITENUTO IN FATTO
1. (OMISSIS), ri…

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