Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1099 del 9 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:1099PEN

Massima

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Il corretto esercizio del diritto di cronaca richiede il rispetto di parametri fondamentali, quali la verità della notizia, la rilevanza sociale della stessa e la continenza espressiva. Pertanto, la diffusione di informazioni false o offensive, anche se motivata dall'intento di informare il pubblico, integra il reato di diffamazione a mezzo stampa, in quanto lede ingiustamente l'onore e il decoro della persona oggetto della notizia. Il giudice di merito, nel valutare la legittimità dell'esercizio del diritto di cronaca, deve accertare con adeguata motivazione la sussistenza di tali requisiti, senza poter essere sindacato in sede di legittimità per una mera diversa valutazione del risultato probatorio, salvo l'ipotesi di travisamento della prova. Infatti, il giudice di legittimità può intervenire solo in presenza di un errore revocatorio, ovvero un errore sull'esistenza di prove decisive, e non per una diversa interpretazione dei fatti accertati dai giudici di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TERESI Alfredo - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1023/2008 CORTE APPELLO di ROMA, del 17/06/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 08/11/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Salzano Francesco che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte di Appello di Roma, con sentenza del 17 giugno 2011, ha parzia…

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