Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7581 del 26 febbraio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:7581PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'amministratore di una società dichiarata fallita può essere ritenuto penalmente responsabile per bancarotta fraudolenta e semplice quando, nonostante i segnali di crisi e le norme statutarie che prevedono la possibilità di compensi, abbia prelevato somme a titolo di compenso senza la necessaria autorizzazione assembleare, non abbia ricostituito il capitale sociale a fronte di perdite, abbia concluso contratti di affitto a condizioni economiche manifestamente svantaggiose per la società, non abbia tempestivamente richiesto il fallimento nonostante l'emersione dello stato di insolvenza, e abbia effettuato pagamenti preferenziali a favore di alcuni creditori in pregiudizio degli altri. Tali condotte, singolarmente e nel loro complesso, integrano i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione, bancarotta fraudolenta per operazioni dolose, bancarotta semplice e bancarotta preferenziale, in quanto idonee a determinare o aggravare il dissesto della società, a depauperarne il patrimonio e a favorire ingiustamente alcuni creditori rispetto ad altri. La mancata delibera assembleare autorizzativa dei compensi per gli anni successivi al primo, l'esiguità della somma non versata per la ricapitalizzazione, la contestata congruità del canone di affitto e la modestia del credito non riscosso non valgono ad escludere la rilevanza penale delle condotte, atteso che le stesse si inseriscono in un quadro complessivo di comportamenti dolosi e imprudenti dell'amministratore, volti a favorire interessi personali o di terzi a danno della società e dei creditori. Inoltre, il mancato accoglimento da parte del giudice delegato di iniziative di recupero dei compensi non incide sulla valutazione della condotta penalmente rilevante, così come la pretesa reversibilità della crisi aziendale non esclude la ravvisabilità dei reati di bancarotta semplice e preferenziale, atteso che l'amministratore aveva comunque l'obbligo di richiedere tempestivamente il fallimento non appena emersi i segnali di insolvenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

Dott. BELMONTE ((omissis)) - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza emessa il 16/04/2019 dalla Corte di appello di Perugia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Paolo lichen;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott.ssa FILIPPI Paola, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Il difensore di (OMISSIS) ricorre per cassazione avverso la pronuncia…

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