La misura cautelare della custodia in carcere può essere legittimamente applicata quando sussistono gravi indizi di colpevolezza in relazione a reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, in considerazione della gravità intrinseca dei fatti e della personalità dell'indagato, desumibile dalle modalità della condotta, che denotano una spiccata capacità a delinquere. In tali casi, la presunzione relativa di adeguatezza della custodia cautelare in carcere, prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per i delitti di cui all'art. 51, commi 3-bis e 3-quater, c.p.p., non può ritenersi vinta, in assenza di prova contraria idonea a dimostrare l'insussistenza delle esigenze cautelari. Il giudice, pertanto, nel valutare la sussistenza delle esigenze cautelari, non deve limitarsi a richiamare la gravità del titolo di reato e la personalità dell'indagato, ma deve anche motivare in modo specifico sulla capacità a delinquere desumibile dalle modalità della condotta, senza ricorrere a formule stereotipate.