In tema di condanna per sequestro di persona a scopo di estorsione il mancato riconoscimento dell'attenuante di cui all'art. 630, comma quinto cod. pen. (prevista per colui che si adopera ad evitare ulteriori conseguenze dell'attivita` delittuosa o che aiuta concretamente l'autorita` ad individuare e catturare i complici) non preclude automaticamente il beneficio della liberazione condizionale non potendosi giungere a totale identificazione tra la suddetta attenuante e la particolare collaborazione "riparativa" cui l'art. 58 ter della legge 26 luglio 1975 n. 354 collega la concessione del beneficio; se cosi` fosse la liberazione condizionale non potrebbe mai essere concessa a chi non ha usufruito dell'attenuante citata e si negherebbe l'ontologica diversita` dei due giudizi di valore, quello di cui all'art. 630, comma quinto cod. proc. pen. teso al passato, l'altro prospettato al futuro (ravvedimento di cui all'art. 176 cod. pen.); d`altro canto il giudizio sul fatto-reato non puo` mai assurgere a presupposto vincolante ("in bonam ed in malam partem") sulla concessione dei benefici carcerari, pena l'irraggiungibilita` del precetto rieducativo di cui all'art. 27 Cost. ed all'intero ordinamento penitenziario.