La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Il Comune, nell'approvare una variante urbanistica per la realizzazione di una media struttura di vendita in un'area classificata come zona agricola, deve rispettare i seguenti principi: 1. Valutare attentamente la possibilità di allocare la struttura commerciale in altre aree idonee già destinate a tale scopo dal piano regolatore generale, senza pregiudicare la vocazione commerciale di terreni di proprietà di terzi. Il Comune non può ignorare la presenza di aree edificabili a destinazione commerciale, in quanto ciò integrerebbe una violazione dell'art. 3 della Legge n. 241/1990 sul dovere di motivazione e di corretto esercizio della discrezionalità amministrativa. 2. Convocare alla conferenza di servizi tutti gli enti competenti, in particolare l'Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente, in quanto l'approvazione della variante urbanistica rientra nella sua sfera di competenza ai sensi dell'art. 37 della Legge Regionale Siciliana n. 10/2000. Non è invece necessario coinvolgere altri Assessorati regionali, come quello all'Industria o alla Cooperazione, Commercio, Artigianato e Pesca, in quanto estranei alla specifica procedura di variante urbanistica. 3. Valutare adeguatamente l'impatto ambientale, paesaggistico e archeologico dell'intervento, richiedendo la produzione di studi e elaborati progettuali idonei allo scopo. Tuttavia, una volta integrata la documentazione, il parere favorevole degli enti competenti (come l'Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente) sana eventuali carenze iniziali, rendendo legittima l'approvazione della variante. 4. L'annullamento degli atti relativi all'approvazione della variante urbanistica non determina automaticamente un vantaggio per i proprietari di aree limitrofe, se la loro destinazione commerciale risulta incompatibile con la realizzazione di medie strutture di vendita. In tal caso, l'interesse dei ricorrenti è meramente di fatto e non può essere tutelato in sede giurisdizionale. 5. L'approvazione successiva di un progetto edilizio a destinazione commerciale a favore dei ricorrenti rende improcedibile il ricorso, in quanto soddisfa l'interesse sostanziale perseguito. Analogamente, la domanda risarcitoria è infondata, in quanto non è provato un effettivo danno patrimoniale derivante dall'approvazione della variante urbanistica impugnata.