Cassazione penale Sez. I sentenza n. 24820 del 1 luglio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:24820PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuazione tra più reati commessi dal medesimo soggetto può essere riconosciuta quando sussiste un unitario disegno criminoso, desumibile dalla valutazione complessiva delle circostanze di fatto, quali la prossimità temporale, la connessione oggettiva e soggettiva tra i reati, nonché l'eventuale stato di tossicodipendenza dell'agente, purché questo non si configuri come mero movente contingente, ma come fattore sintomatico di una radicata scelta a delinquere. Tuttavia, il mero dato temporale, anche se contenuto, non è di per sé sufficiente a integrare il requisito dell'unitarietà del disegno criminoso, essendo necessaria una disamina attenta e dettagliata degli elementi concreti che possano dimostrare la preordinazione dei singoli reati al raggiungimento di un risultato finale unitario. Pertanto, il giudice della esecuzione è tenuto a verificare, con adeguata motivazione, se in relazione a uno o più gruppi di delitti perpetrati in intervalli di tempo ravvicinati, possa configurarsi la continuazione, anche in presenza di una pluralità di condotte delittuose commesse nell'arco di un periodo temporale più ampio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - rel. Consigliere

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

IN. DO. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 222/2009 TRIBUNALE di TARANTO, del 12/05/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MASSIMO VECCHIO;

Letta la requisitoria del Pubblico Ministero, dott. VOLPE Giuseppe, sostituto procuratore generale della Repubblica presso questa Corte suprema, il quale ha concluso per l'annullamento del provvedimento impugnato con rinvio al giudice a quo.

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