Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10895 del 19 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:10895PEN

Massima

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Il reato di associazione per delinquere non può essere desunto dalla mera commissione di singoli reati, anche se caratterizzati da un comune modus operandi, se non emergono gravi indizi di un programma criminoso previamente condiviso dai compartecipi e realizzato in forma organizzata. Ai fini della configurabilità del reato associativo, non è sufficiente la prova di condotte fraudolente poste in essere nell'esecuzione di appalti, se queste appaiono riconducibili a contingenze emerse in fase esecutiva, senza che risulti dimostrata l'elaborazione ex ante di un disegno criminoso unitario e la costituzione di un sodalizio avente tale scopo. Inoltre, l'assenza di precedenti penali degli indagati e la cessazione dell'attività contrattualmente lecita della società di cui facevano parte possono escludere il pericolo di recidivanza, anche in presenza di gravi indizi di reati di truffa, in assenza di elementi che dimostrino la persistenza di una pericolosità sociale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO Saverio Felice - Presidente

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. MATERA Lina - rel. Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PMT PRESSO TRIBUNALE DI ROMA;

nei confronti di:

1) SE. MI. , N. IL (OMESSO);

2) FA. FA. , N. IL (OMESSO);

3) OC. ME. CA. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 2278/2009 TRIB. LIBERTA' di ROMA, del 23/07/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. LINA MATERA;

sentite le conclusioni del PG Dott. STABILE Carmine, che ha chiesto il rigetto del ricorso;

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