Il contratto di appalto, una volta accertato il venire meno dell'interesse delle parti a proseguirne l'esecuzione per reciproci inadempimenti, si risolve di diritto ex art. 1458 c.c., comma 2, con effetto retroattivo, salvo per le prestazioni già eseguite. In tal caso, l'appaltatore ha diritto di ottenere la restituzione dell'equivalente monetario delle opere da lui compiute e dei materiali da lui conferiti in cantiere, poi ulteriormente impiegati nel completamento dell'opera da parte della ditta successivamente incaricata dal committente, indipendentemente dall'imputabilità degli inadempimenti. L'eccezione di inadempimento ex art. 1460 c.c. è incompatibile con la domanda di accertamento della risoluzione del contratto, in quanto presuppone che la parte non abbia ancora rinunciato all'adempimento altrui, mentre la richiesta di risoluzione ex art. 1662 c.c., comma 2 implica che la parte abbia definitivamente rinunciato a tale adempimento, come sancito dal divieto di cui all'art. 1453 c.c., comma 2, seconda parte.