La legittimazione ad agire in giudizio amministrativo presuppone la titolarità della situazione giuridica soggettiva lesa dal provvedimento impugnato, la quale deve sussistere al momento della proposizione del ricorso. Pertanto, il ricorso è inammissibile qualora il ricorrente non dimostri di essere titolare del diritto o dell'interesse legittimo dedotto in giudizio, in quanto la mancanza di tale legittimazione comporta il difetto di una condizione dell'azione. Il giudice amministrativo, in applicazione dei principi processuali civilistici richiamati dall'art. 39 del codice del processo amministrativo, è tenuto a verificare la sussistenza della legittimazione ad agire del ricorrente, quale presupposto processuale per l'esame del merito della controversia. La titolarità della situazione giuridica soggettiva lesa deve essere provata dal ricorrente, non potendo il giudice desumerla aliunde, essendo onere del ricorrente fornire la dimostrazione dello specifico pregiudizio arrecato dal provvedimento impugnato ad un proprio bene della vita. L'accertamento della legittimazione ad agire costituisce pertanto un presupposto indefettibile per l'ammissibilità del ricorso, la cui mancanza determina l'inammissibilità dello stesso, senza possibilità di esame del merito.