Il dimensionamento della rete scolastica regionale, attuato mediante l'approvazione di piani provinciali e di un piano regionale, costituisce espressione della potestà autorganizzatoria dell'Amministrazione, incidente sulle posizioni giuridiche soggettive del personale scolastico. Pertanto, i docenti interessati dalla riorganizzazione degli istituti scolastici hanno legittimazione ad impugnare gli atti di dimensionamento, specie quando se ne prospetti l'incidenza sulla qualità del servizio in relazione ai requisiti di dimensione ottimale dell'istituto. La disciplina contenuta nell'art. 3 del D.P.R. n. 233/1998, relativa al procedimento di formazione dei piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, è volta a regolare la prima attuazione della riforma che ha attribuito l'autonomia agli istituti scolastici, e non può trovare applicazione ai successivi piani provinciali e regionali di dimensionamento, in quanto norma di dettaglio che contrasterebbe con la competenza regionale in materia di istruzione. Pertanto, il piano provinciale di dimensionamento può essere legittimamente approvato dal Consiglio provinciale, nell'ambito dell'attività di indirizzo e controllo politico-amministrativo, senza la necessità di una preventiva approvazione da parte della "conferenza provinciale" prevista dall'art. 3 del D.P.R. n. 233/1998. Le scelte effettuate dall'Amministrazione provinciale e regionale in sede di approvazione dei piani di dimensionamento della rete scolastica, pur se discrezionali, non possono essere sindacate dal giudice amministrativo se non per profili di manifesta illogicità o irrazionalità, non ravvisabili nella fattispecie.