Il contratto di concessione amministrativa, stipulato tra la pubblica amministrazione e il privato, è da inquadrare tra gli accordi integrativi del procedimento amministrativo, ai quali si applicano, ove non diversamente previsto, i principi del codice civile in materia di obbligazioni e contratti in quanto compatibili. Pertanto, la responsabilità dell'amministrazione per l'illegittima revoca della concessione, che ha interrotto il rapporto negoziale, è da ricondurre nell'ambito della responsabilità contrattuale, con conseguente applicazione della relativa disciplina e onere probatorio. L'amministrazione, quale parte inadempiente, è tenuta a risarcire il danno patrimoniale subito dal concessionario, comprensivo del lucro cessante derivante dalla mancata percezione degli aggi e dei guadagni connessi all'attività, nonché della diminuzione del fatturato e del valore dell'avviamento commerciale dell'azienda ceduta. La liquidazione di tali voci di danno, ove non sia possibile la prova del preciso ammontare, può avvenire in via equitativa ai sensi dell'art. 1226 c.c. Il danno non patrimoniale, invece, non è risarcibile ove non sia riconducibile alla lesione di un diritto inviolabile della persona, costituzionalmente qualificato e concretamente individuato, ovvero non superi la soglia minima di tollerabilità sociale.