Il giudice, nel liquidare in sede giudiziale il compenso spettante all'avvocato nel rapporto col proprio cliente in caso di mancata determinazione consensuale, ovvero nel liquidare le spese processuali a carico della parte soccombente, oppure nel liquidare il compenso del difensore della parte ammessa al beneficio del patrocinio a spese dello Stato, nella vigenza del Decreto Ministeriale n. 55 del 2014, articolo 4, comma 1, e articolo 12, comma 1, come modificati dal Decreto Ministeriale n. 37 del 2018, non può in nessun caso diminuire oltre il 50 per cento i valori medi di cui alle tabelle allegate, in quanto tale previsione normativa, volta a garantire l'equo compenso del professionista, risponde a un interesse pubblico di tutela dell'indipendenza e dell'autonomia dell'avvocato, essenziale per assicurare la qualità e il livello della prestazione offerta nonché il pieno esplicarsi del diritto di difesa, e non risulta incompatibile con la normativa europea sulla concorrenza, in quanto la determinazione dei parametri tariffari avviene con il controllo e l'approvazione dell'autorità statale.