Cassazione penale Sez. V sentenza n. 1386 del 2 febbraio 1999

ECLI:IT:CASS:1999:1386PEN

Massima

Massima ufficiale
In tema di responsabilita` della Pubblica amministrazione per fatto illecito del dipendente, va innanzitutto accertata la contestualita` tra lo svolgimento delle mansioni e il comportamento criminoso nel senso che le prime devono - nel loro espletamento in concreto - corrispondere a quelle affidate, e queste ultime non devono mai prescindere dai fini istituzionali dello Stato o dell`Ente pubblico, perche` resti integro il rapporto organico fonte della diretta responsabilita` della Pubblica amministrazione.  Peraltro, nella valutazione del comportamento concreto lesivo del diritto altrui posto in essere dal pubblico dipendente (e senza distinzioni tra attivita` propriamente rappresentativa nel rapporto organico di tipo amministrativo e attivita` materiale), il giudice dovra` altresi` valutare se tale comportamento - ancorche` deviato per violazione di norme regolamentari o per eccesso di potere - risulti comunque finalizzato al raggiungimento dei fini istituzionali: ed in tal caso il rapporto organico rimane integro con la conseguente assunzione di responsabilita` diretta della Pubblica amministrazione.  Oppure se la devianza attenga proprio al profilo delle finalita`, avendo l`agente sostituito le sue personali a quelle della Pubblica amministrazione: ed in tal caso quest`ultima rimarra` esente da ogni responsabilita` civile.  (Nella fattispecie, relativa a omicidi e rapine commessi da poliziotto, la Corte, accogliendo il ricorso del Ministero dell`Interno, responsabile civile, censura i giudici di merito laddove, adottando il principio dell`occasionalita` necessaria, affermano che l`incombenza disimpegnata - e cioe` la qualita` di poliziotto in se stessa - rendeva possibile, o agevolava, il fatto illecito).   da vedere:[p85\00820][p83\00435]

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