Cassazione penale Sez. II sentenza n. 1624 del 14 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:1624PEN

Massima

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Il reato di truffa aggravata ai danni dell'INPS, commesso anche in qualità di prestanome, può essere ritenuto sussistente sulla base delle dichiarazioni di un unico teste, purché la motivazione della sentenza sia scevra da vizi logici e conformi ai principi giurisprudenziali. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle prove e nella commisurazione della pena, entro i limiti edittali, tenuto conto del disvalore complessivo del fatto e del danno cagionato. L'eccezione di prescrizione del reato, sollevata per la prima volta in sede di legittimità, è inammissibile in quanto presuppone un accertamento di fatto precluso al giudice di cassazione. La declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, in presenza di profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MACCHIA Alberto - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - Consigliere

Dott. CARRELLI P.d.M. R. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 20/5/2010 della Corte d'appello di Lecce;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis)) di Montrone;

udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, dott. VOLPE Giuseppe, che ha concluso chiedendo che il ricorso venga dichiarato inammissibile.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza in data 20/5/2010, la Corte d…

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