Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12111 del 18 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:12111PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni giurisdizionali, adotti provvedimenti in violazione dei doveri di imparzialità e correttezza, senza che ciò si rifletta direttamente nell'atto giudiziario, integra il reato di corruzione propria, non quello di falso ideologico in atto pubblico. Perché sia configurabile il reato di corruzione è necessario che vi sia la prova della consapevolezza, da parte del privato corruttore, della natura illecita del rapporto con il pubblico ufficiale e della finalità di remunerazione degli atti contrari ai doveri d'ufficio. La mera disponibilità del pubblico ufficiale a favorire il privato, senza la dimostrazione di un concreto atto di corruzione, non è sufficiente a integrare il reato. Inoltre, l'aggravante della agevolazione di associazioni mafiose ex art. 7 L. 203/1991 richiede la prova che il vantaggio ottenuto dal privato attraverso l'atto del pubblico ufficiale sia stato effettivamente utilizzato per agevolare l'attività dell'associazione criminale di appartenenza del privato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Consigliere

Dott. MANNINO Saverio F. - Consigliere

Dott. AGRO' ((omissis)) - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Salerno;

avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame di Salerno 3 maggio 2007;

nel procedimento n. 602/06 R.G. T.L.P. nei confronti di:

1. PA. Pa. , nata l'(OMESSO);

2. AC. Mi. , nato il (OMESSO);

3. CA. Ma. Te. detta Te. , nata il (OMESSO);

4. CA. An. , nato il (OMESSO);

5. CA. Se. , n…

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