Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23603 del 25 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:23603PEN

Massima

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Il reato di diffamazione a mezzo stampa è integrato quando l'imputato abbia indirizzato espressioni offensive e lesive della reputazione di una determinata persona, anche se non investita di alcun incarico professionale in relazione al procedimento nel cui ambito lo scritto diffamatorio è stato depositato, purché tale riferibilità risulti evidente a chiunque abbia potuto leggere lo scritto. L'elemento della comunicazione con più persone è altresì integrato dalla pluralità di soggetti coinvolti nella procedura nel cui ambito l'atto è stato depositato, come la controparte e il giudice, a prescindere dalla circostanza che il cancelliere si sia limitato ad apporre il timbro di deposito senza prenderne cognizione. L'esimente del diritto di critica non è configurabile quando le espressioni utilizzate dall'imputato travalicano i limiti della continenza e della pertinenza, configurando un'offesa gratuita e un argomento ad hominem.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. MORELLI Francesca - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. - rel. Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta Mar - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 07/12/2016 del TRIBUNALE di CALTAGIRONE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. SCARLINI ENRICO VITTORIO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. DI NARDO MARILIA, che conclude per l'inammissibilita'.
La difesa si associa alle conclusioni del PG, deposita conclusioni e nota spese.
RITENUTO IN FATTO
1 - Con sentenza d…

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