Il principio di proporzionalità della custodia cautelare, sancito dall'art. 275 comma 2 c.p.p., non può essere applicato in modo automatico e matematico, ma deve sempre essere raccordato alla valutazione della sussistenza e persistenza delle esigenze cautelari, senza che possa darsi luogo a rigidi automatismi non previsti dalla legge. Il giudice, nel valutare la ragionevole durata della misura cautelare, deve tenere conto dell'entità della sanzione irrogata, in applicazione del disposto dell'art. 304 comma 4 c.p.p., senza che la sola superamento dei due terzi della pena inflitta possa determinare automaticamente la revoca della custodia cautelare, laddove permangano le esigenze cautelari sottese al provvedimento restrittivo. La legittimazione a proporre ricorso per cassazione avverso un provvedimento di revoca della misura cautelare adottato dal Tribunale del riesame spetta esclusivamente al Pubblico Ministero che ha richiesto l'applicazione della misura e al Pubblico Ministero presso il Tribunale indicato nell'art. 309 comma 7 c.p.p., con esclusione del Procuratore Generale presso la Corte d'Appello, in quanto la chiara e precisa individuazione dei soggetti legittimati a ricorrere non consente di ampliare tale cerchia.