Cassazione penale Sez. V sentenza n. 44145 del 4 ottobre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:44145PEN

Massima

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Il possesso di una falsa carta di identità, anche se non riproducente l'effigie dell'imputato, integra il reato di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p., in quanto la falsità del documento non dipende dalla corrispondenza dell'immagine, ma dalla sua idoneità a essere utilizzato per l'espatrio. L'erronea qualificazione giuridica del fatto può essere dedotta in sede di ricorso per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento solo quando risulti palesemente eccentrica rispetto al contenuto dell'imputazione o sia frutto di un errore manifesto, non essendo sufficiente il mero dissenso dell'imputato sulla ricostruzione in fatto. Pertanto, il ricorso è inammissibile quando la qualificazione giuridica dipende da accertamenti in fatto non desumibili dall'imputazione o dal ricorso, non consentendo il controllo di legittimità sull'aspetto dedotto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/09/2017 del GIP TRIBUNALE di ASTI;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANTONIO SETTEMBRE;
lette le conclusioni del PG Dr. VIOLA Alfredo Pompeo, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Asti ha, con la sentenza impugnata, applicato a (OMISSIS), ai sensi dell'articolo 444 c.p.p., la pena - concordata con la pubblica accusa - di anni uno e mesi quattro di reclusione per il reato d…

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