La simulazione assoluta di un atto di cessione di quote sociali è provata dalla contestuale sottoscrizione di una controdichiarazione da parte di tutte le parti, che attesta la mancanza di effettiva volontà di realizzare il trasferimento delle partecipazioni, indipendentemente dall'assenza di data certa della controdichiarazione stessa. Ciò in quanto la controdichiarazione, provenendo dalle medesime parti del negozio simulato, costituisce prova legale della simulazione, rendendo irrilevante l'eventuale incapacità di agire di uno dei contraenti al momento della stipula, non essendo tale questione stata tempestivamente introdotta e coltivata nel processo. La simulazione assoluta, così accertata, determina la nullità dell'atto apparente, senza che assumano rilievo le dichiarazioni di estraneità all'attività sociale da parte dei presunti cessionari successivamente all'atto di cessione, né il prezzo simbolico corrisposto, in quanto elementi meramente indiziari rispetto alla prova legale della simulazione rappresentata dalla controdichiarazione. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza della simulazione, non può essere sindacato in sede di legittimità per il solo fatto di aver dato prevalenza alla prova legale della controdichiarazione rispetto ad altri elementi di mero indizio, trattandosi di apprezzamento di fatto sottratto al controllo di questa Corte.