Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26856 del 8 luglio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:26856PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura quando l'agente, con condotte reiterate di minaccia o molestia, cagiona nella persona offesa un grave e perdurante stato di ansia o di paura, ovvero un fondato timore per la propria incolumità o per quella di un prossimo congiunto, tali da alterare le sue abituali condizioni di vita. Ai fini della sussistenza del reato, non è necessario che la vittima sia annichilita nelle sue scelte di vita, essendo sufficiente che le condotte dell'agente siano idonee a produrre uno degli eventi tipici previsti dalla norma, anche qualora la persona offesa continui a condurre un'esistenza autonoma. Le condotte persecutorie possono essere dirette non solo verso la vittima principale, ma anche verso soggetti legati ad essa da un rapporto di stretta vicinanza interpersonale, purché tali condotte siano idonee a cagionare nella persona offesa uno degli eventi tipici del reato. L'elemento soggettivo del dolo generico è integrato dalla volontà di porre in essere più condotte di minaccia e molestia, nella consapevolezza della loro idoneità a produrre uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma incriminatrice e dell'abitualità del proprio agire, senza che sia necessaria la preordinazione di tali condotte.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da:

Dott. CATENA Rossella - Presidente

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta Maria - Consigliere

Dott. BIFULCO Daniela - Relatore

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ca.Ca. nato a R il (Omissis)
avverso la sentenza del 31/01/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere DANIELA BIFULCO;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore generale LUCIA ODELLO, la quale ha chiesto pronunciarsi il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza indicata in epigrafe, la Corte d'appello di Firenze ha confermato la decisione di primo grado con cui Ca.Ca. è stato ritenuto responsabile del delitto di cui all'art. 612 bis…

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