Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12167 del 28 marzo 2002

ECLI:IT:CASS:2002:12167PEN

Massima

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La pubblicazione di una fotografia accompagnata da parole di cattivo gusto, ma che non travalicano i limiti della satira e non inducono il lettore a ritenere la persona raffigurata in una situazione sconveniente, non integra il reato di diffamazione, in quanto non lede la reputazione della persona rappresentata. Diversamente, l'attribuzione, senza alcun riferimento a fatti realmente accaduti, di un atteggiamento di persona corruttibile e pronta a cambiare idea di fronte a vantaggi economici o di carriera politica, costituisce diffamazione, in quanto offende ingiustamente la reputazione del soggetto. Tuttavia, qualora uno dei fatti contestati non integri gli estremi del reato, il giudice deve pronunciare sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto, anziché dichiarare l'estinzione del reato per prescrizione.

Sentenza completa

FATTO E DIRITTO
F. R. ha proposto ricorso per cassazione contro la sentenza del 12 ottobre 2000 con la quale la Corte di appello di Genova, riformando la decisione del Tribunale di Massa Carrara, ha dichiarato non doversi procedere nei suoi confronti perché il reato di diffamazione continuata, del quale era imputato, era estinto per prescrizione e ha confermato le statuizioni civili risarcitorie.
R. era stato condannato dal Tribunale di Massa Carrara per il reato previsto dagli artt. 81 capov. e 595 comma 3 c.p., del quale era imputato "perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso offendeva la reputazione di C. R., consigliere comunale dei "Verdi" a Carrara e candidato per l'elezione della Camera dei deputati indetta per i giorni 5 e 6 aprile 1992, pubblicando sul periodico "L'Ecocapuano", da lui R. diretto, edito e diffuso nel territorio del circondario del Tribunale di Massa Carrara, nel numero del mese di gennaio 1992 un…

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