Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: Il reato di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, di cui all'art. 3, comma 1, lett. a), della L. n. 654 del 1975, richiede la prova che l'imputato abbia intenzionalmente propagandato tali idee, non essendo sufficiente la mera intonazione di cori contenenti espressioni offensive o discriminatorie, qualora il contesto fattuale dimostri che il soggetto non fosse in grado di percepire apprezzabilmente il contenuto del coro a causa del frastuono tipico degli eventi sportivi. Pertanto, l'esclusione della rilevanza penale della condotta per insussistenza del fatto, in ragione dell'impossibilità di percepire il contenuto del coro intonato, non è contraddittoria con l'affermazione che l'imputato abbia intonato solo una minima parte del canto, atteso che tale circostanza non è di per sé sufficiente a integrare il reato, in assenza della prova dell'intenzionalità della propaganda di idee razziste o discriminatorie. Inoltre, il mero scherno o dileggio nei confronti della tifoseria avversaria, pur essendo riprovevole sul piano etico e sociale, non integra necessariamente il reato di propaganda di idee fondate sull'odio razziale o etnico, essendo necessario accertare che la condotta dell'imputato fosse effettivamente diretta a propagandare tali idee.