Cassazione penale Sez. I sentenza n. 40824 del 18 novembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:40824PEN

Massima

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Il reato di partecipazione ad associazione per delinquere di tipo mafioso e i reati di tentata estorsione, pur commessi in contesti di criminalità organizzata, non integrano necessariamente il vincolo della continuazione, in assenza di una preventiva e programmatica unità di intenti che li riconnetta in un unico disegno criminoso. La mera contiguità temporale e la riferibilità ad un medesimo contesto di criminalità organizzata non sono di per sé sufficienti a dimostrare l'unicità del programma criminoso, essendo necessaria una più complessa valutazione circa l'effettiva sussistenza di una volontà unificante delle diverse condotte, che non può essere desunta dalla sola abitualità nel delitto o dallo stile di vita delinquenziale dell'imputato. L'autonomia strutturale dei reati associativi rispetto ai reati-fine realizzati nell'ambito dell'associazione impone inoltre di verificare separatamente i presupposti per l'applicazione dell'istituto della continuazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - rel. Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) RI. CL. DA. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 1569/2009 GIP TRIBUNALE di NAPOLI, del 22/12/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALDO CAVALLO;

lette le conclusioni del PG Dott. VOLPE Giuseppe, che ha richiesto il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il GIP del Tribunale di Napoli, con provvedimento del 22 dicembre 2009 ha rigettato l'istanza ex articolo 671 c.…

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