Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25373 del 24 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25373PEN

Massima

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Il dolo del reato di calunnia si configura quando l'agente, pur essendo partecipe dei fatti, omette di riferire circostanze essenziali per la corretta ricostruzione degli eventi, al fine di attribuire falsamente a terzi condotte penalmente rilevanti. Tale artificiosa rappresentazione della realtà, anche se vissuta in prima persona, esclude la possibilità per l'agente di percepirne il corretto svolgimento, così da indurlo a ritenere erroneamente fondata la denuncia presentata. Pertanto, il dolo del reato di calunnia sussiste quando l'agente, pur essendo a conoscenza degli elementi fattuali necessari per escludere la responsabilità dei soggetti denunciati, omette deliberatamente di rivelarli, al fine di attribuire loro condotte penalmente rilevanti. In tali casi, la mancata rappresentazione di circostanze essenziali per la corretta ricostruzione dei fatti, di cui l'agente era a conoscenza in ragione della sua partecipazione agli eventi, integra gli estremi del dolo richiesto per la configurazione del reato di calunnia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. CONTI Gianni - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. Ga.Er. , nato ad (OMESSO);

avverso la sentenza del 14/04/2010 della Corte d'appello di Venezia;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Anna Petruzzellis;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. STABILE Carmine, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

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