Cassazione penale Sez. III sentenza n. 18887 del 3 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:18887PEN

Massima

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Il professionista incaricato della redazione di una dichiarazione di inizio attività (DIA) commette il reato di falsità ideologica in certificati previsto dall'art. 481 c.p. quando attesta falsamente nella DIA elementi essenziali relativi all'intervento edilizio, come la consistenza volumetrica e la sagoma del manufatto preesistente, nonché l'ottenimento di autorizzazioni paesaggistiche che in realtà non sono state rilasciate, in quanto tali attestazioni false sono idonee a indurre in errore la pubblica amministrazione circa la legittimità dell'intervento edilizio. L'accertamento di tali falsità può fondarsi su elementi oggettivi, come i dati catastali e le risultanze istruttorie, che dimostrino la difformità tra il manufatto preesistente e quello realizzato. Il reato sussiste anche quando il professionista ribadisce il contenuto di una precedente DIA, anch'essa contenente false attestazioni, in una successiva DIA, in quanto tale condotta integra una reiterazione della falsità originaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIALE Aldo - Presidente

Dott. ROSI Elisabetta - Consigliere

Dott. GENTILI Andrea - rel. Consigliere

Dott. MACRI' Ubalda - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2303/16 della Corte di appello di Lecce del 28 ottobre 2016;
letti gli atti di causa, la sentenza impugnata e i ricorsi introduttivi;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. Andrea GENTILI;
sentito il PM, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. SPINACI Sante, il quale ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza del 28 ottobre 2016, la Corte di appello di Lecce ha riformato la sentenza con la …

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